Tra le innumerevoli notizie da voltastomaco, nelle ultime settimane mi è rimasta impigliata nella mente soprattutto questa, organizzata dal sedicente “istituto diocesano di musica liturgica” della diocesi di Reggio Emilia- Guastalla:
Anzitutto si parte da un ossimoro, tecnica particolarmente cara alle istituzioni ecclesiali di oggi. E’ infatti una serata dedicata al “silenzio” ma dove non si tace un minuto. Vabbè.
Il carattere ecumenico dell’evento è però quello che balza agli occhi subito: tamburi, parole giapponesi, zen e poi la ciliegina: Taizè. Ok, roba vecchia anche questa.
Ad un certo punto però ho avuto un dubbio: l’Abate (A maiuscola) del Monastero (M maiuscola) il Maestro (M maiuscola) Fausto Taiten Guareschi (Ok, non l’ha scelto lui ma con tutti i cognomi…?) non sarà mica un abate benedettino che si è bevuto alla goccia tutto il beverone ecumenista degli ultimi sessant’anni? Dopo una breve ricerca su Google (G maiuscola) ho tirato un sospiro di sollievo: è un vero buddista. Il beverone se lo sono bevuti all’istituto diocesano di musica liturgica, ecco spiegato l’ampio impiego delle maiuscole. Ma secondo il Vangelo, la M maiuscola di Maestro non dovrebbe essere riservata a (omissis)? E il titolo di Abate non l’abbiamo inventato noi cattolici in riferimento al vero Abbà-Padre? Ma perché la diocesi, che pure definisce con straordinaria disinvoltura logica “sedicenti sacerdoti” dei preti cattolici che pure riconosce come validamente ordinati, usa i titoli così a caso? Forse nella logica rovesciata di oggi il titolo “sedicente” diventa un complimento?
Chiarita la posizione degli invitati (entrambi non cattolici) resta la domanda: come avranno fatto a dialogare sul silenzio per tutte quelle ore? Intanto che ci penso, mi vado a preparare perché è quasi mezzanotte. E’ l’ora in cui tutte le magie di Cenerentola spariscono ma in compenso appare la preghiera in stile Taizè. Non voglio perdermela. Alla prossima!